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Lgbtq: scopri l’acronimo e il significato di questo termine

Cosa significa l’acronimo Lgbtq

Lgbtq è un acronimo che nasce negli anni Novanta per indicare in modo maggiormente inclusivo la cosiddetta comunità gay, essendo questa composta da orientamenti ben più vasti e diversificati rispetto alla definizione originaria.


La sigla, poi registrata nel 1996, raggruppa al suo interno molteplici diversità di tipo sessuale, cercando il più possibile di non creare discriminazioni di alcun genere.

Si tratta, infatti, di una descrizione impiegata per riferirsi a qualsiasi soggetto non eterosessuale e non solamente a una determinata categoria di persone.


In particolare, vediamo qual è il significato di ogni singola iniziale di LGBTQ:

  • L sta per Lesbiche (omosessualità femminile con attrazione sia fisica sia mentale per altre donne);
  • G sta per Gay (omosessualità maschile con attrazione fisica e mentale per altri uomini);
  • B sta per Bisessuali (attrazione fisica e mentale sia per donne che per uomini);
  • T sta per Transgender (individui che non trovano corrispondenza e non si riconoscono con il proprio sesso);
  • Q sta per Queer (termine di recente introduzione per indicare persone libere da qualsiasi etichetta di genere).

L’identificazione di genere è da sempre un argomento molto discusso e, tutt’ora, in continua evoluzione, tanto che si è sentita la necessità di aggiungere altre lettere alla sigla Lgbtq, come

  • I (Intersessuali, cioè persone che mentalmente e fisicamente hanno caratteristiche di entrambi i sessi),
  • A (Asessuali, ovvero soggetti privi di alcun desiderio o pulsione sessuale),
  • P (Pansessuali, ossia individui che desiderano esprimersi sessualmente a prescindere dal genere o dalle preferenze) e
  • K (Kink, in altre parole coloro che amano praticare attività sessuali poco comuni e anticonformiste).

Quali sono le differenze di genere e di sesso e come definire l’orientamento sessuale

L’identità di una persona si compone di una miriade di sfaccettature diverse e, allo stesso modo, possiamo dire dell’identità di genere, che non sempre segue un percorso lineare e può assumere molteplici forme.


Il concetto inizia a suscitare interesse tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, alimentando un discorso estremamente complesso, che coinvolge anche la sfera dell’orientamento sessuale.

Si tratta di concetti complessi da esplorare e che, ancora oggi, non trovano un giudizio unanime nè a livello sociale nè burocratico o legislativo.


L’identità di genere va oltre la definizione meramente anatomica del soggetto e rappresenta, piuttosto, la percezione che ogni persona ha di sè come individuo maschio, femmina o altro.

Infatti, non sempre chi nasce dotato di un apparato sessuale maschile si sente maschio o, viceversa, con quello femminile si sente femmina; in questo caso, si parla di disforia di genere, una definizione che indica il disagio provato da chi non sperimenta questa corrispondenza e sente di vivere un vero e proprio scollamento tra il sesso biologico e l’identità sessuale.


È possibile anche attraversare i due mondi, rimanendo perennemente sospesi e oscillando tra l’universo femminile e quello maschile senza trovare mai un’assegnazione.


Anche in questo caso, la lingua inglese ci può aiutare a creare dei gruppi, stabilendo dei termini chiave che aiutino a ritrovarsi, come:

Cisgenderchi si ritrova nel proprio sesso anche dal punto di vista del genere
Transgendernon segue un allineamento uniforme tra queste due categorie
Transexualpersone transgender che stanno affrontando un percorso di transizione e di modifica in direzione del genere in cui si riconoscono
GenderqueerGenderfluidindividui con genere non binario, che sfuggono a tecnicismi e restrizioni
Agendersoggetti che rifiutano qualsiasi identificazione di genere

In tutte queste condizioni, ad eccezione dei Cisgender, l’orientamento sessuale non trova coincidenza con il genere, combinandosi, invece, in modi differenti.

A al proposito, il sessuologo americano Alfred Kinsey ha formulato una scala a sette livelli da utilizzare come criterio di gradualità tra i diversi orientamenti, dove il valore 0 definisce un soggetto eterosessuale e 6 uno completamente omosessuale, concependo al suo interno sfumature intermedie di tipo bisessuale.


L’orientamento sessuale non deve intendersi come un’etichetta ma risulta meglio definibile come una condizione avente una natura fluida, che si può evolvere e mutare durante il corso della vita.

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Fare coming out

Iniziamo con il dire che fare coming out significa ritrovare la propria libertà di essere se stessi, dopo un periodo, spesso tutt’ora in corso, di grande destabilizzazione e paura.

Questo termine, infatti, indica il gesto di comunicare al proprio mondo (amici, famigliari, conoscenti) qual è il proprio orientamento sessuale, a prescindere dal genere biologico che si ha dalla nascita.


Far parte di una minoranza sessuale amplifica questo tipo di sentimenti, aumentando il senso di appartenenza alla comunità di riferimento.

La sigla Lgbtq include al suo interno molteplici esperienze differenti, rientranti in vissuti complessi e, spesso, poco accettati, dove l’omofobia e la discriminazione vanno ad alimentare sentimenti ansiogeni e di disagio, compromettendo la formazione di un’identità sessuale chiara e la possibilità di comunicare il messaggio in modo sereno.


Fare coming out, quindi, non è certo un compito facile; certo è che non esiste un momento predefinito in cui si arriva a una consapevolezza tale del proprio orientamento sessuale da volerlo esplicitare a tutti i costi ma, piuttosto, tale esigenza subentra quando vi è una corrispondenza esatta tra comportamenti, sensazioni e identità sessuale.

Questo procedimento presuppone però uno step decisivo, e cioè quello di essere giunti a un’accettazione del proprio orientamento a 360°, ignorando convenzioni e pensieri stereotipati, tipici della nostra società.

Lgbtq: Discriminazioni e appartenenza

Le difficoltà legate al coming out riguardano principalmente esperienze di discriminazione e di stigmatizzazione, frutto solitamente della mancanza di un vero e proprio supporto non solo sociale, ma anche di tipo famigliare o amicale.

Così facendo, l’individuo è portato a creare quella che viene definita come omofobia interiorizzata, la quale si scontra in modo significativo con la creazione di un senso di appartenenza.
Questo stato genera una serie di sentimenti negativi, come ansia, vergogna e timore, che sono poi difficili da decostruire, alimentando in senso contrario una componente importante dl proprio essere, legata principalmente al disagio di essere parte di una comunità Lgbtq.

Il rischio è quello di sviluppare aspetti potenzialmente patogeni, dando vita a disturbi emotivi anche molto seri e radicati.


Per poter scavalcare l’ostacolo ed evitare che il giudizio esterno possa inficiare la propria libertà, si consiglia di andare per gradi, pensando all’opzione di fare un coming out selettivo rivolgendosi esclusivamente a poche persone fidate.

In questo senso, l’agenzia matrimoniale agenziareginadicuori.it può aiutarti a trovare la tua dimensione, grazie all’intervento di esperti professionisti che si metteranno a tua disposizione per trovare la tua anima gemella.

Il supporto psicologico per comunità Lgbtq

Dare un sostegno fattivo alle persone facenti parte di una comunità Lgbtq non è semplice, tanto che si è sentita la necessità di sviluppare un tipo di approccio che possa realmente essere di auto.

Stiamo parlando della terapia affermativa, cioè di un percorso psicoterapico che ha lo scopo di andare a convalidare le diverse esperienze del paziente, passando attraverso l’autorealizzazione.


Gli individui che iniziano questo lavoro su se stessi vivono in un ambiente terapeutico fortemente caratterizzato dall’accoglienza e dall’accettazione, evitando di mettere in pratica atteggiamenti eterosessisti.


A seconda delle situazioni, è possibile orientare l’intervento in direzioni specifiche, come l’elaborazione di esperienze di bullismo, la sfera relazionale e sentimentale di appartenenza, problematiche parentali oppure la valutazione di poter fare coming out.


Uno dei momenti di maggiore crisi per le persone facenti parte della comunità Lgbtq, in cui il supporto psicologico può essere determinante, è di sicuro quello dell’adolescenza, un’età che si contraddistingue per confusione e incertezza, dove la sessualità può assumere un ruolo preponderante.

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